Scusa Bob, mi rendo conto solo ora di non averti risposto.
È un'informazione molto interessante, sarebbe bello avere entrambe le tipologie e poterle confrontare. Resto però convinto che ci sia, almeno in parte, una causa ambientale perché in estate quegli stessi articoli hanno affrontato temporali e vento con sollecitazioni secondo me più forti che non il peso della neve. A meno che non sia legato alla "maturazione" degli stessi....
Sicuramente per la pianta é meno dispendioso riprodursi per talea che non per seme.
Ieri ho potuto notare, come primi risvegli, i primi boccioli su una Cintia e su dei Pediocactus, in fiore c'è ancora Crassula nemorosa ed un Turbinicarpus.
_________________ Ci sono cose piú importanti nella vita che aumentarne continuamente il ritmo
Anche qui iniziano i segni di risveglio delle cactaceae nonostante ieri mattina la minima fosse ancora -1. I primi sono sempre quasi impercettibili, minuscoli abbozzi di boccioli sul chamaecereus, i boccioli di Ferocactus glaucescens ricominciano a ingrandirsi come cupole di una chiesa ortodossa, e persino qualche esile nuova spina su qualche Gimno.
Presto come ogni anno questi piccoli segnali si faranno sempre più evidenti in un crescendo di dinamismo e colori.
Nel frattempo si tirano le somme del bilancio invernale, già detto praticamente tutto, gli unici danni da aggiungere sono riferibili all'ondata che mi ha colpito nella prima parte di febbraio. Con temperatura minima raggiunta di -8.5 i boccioli della Mammillaria hahniana si sono bruciati, è un peccato perché ormai l'avevano quasi scampata nonostante freddo e neve. La stessa ondata ha ucciso anche uno dei due piccoli Echinocactus ingens che avevo in vaso, lasciando l'altro illeso al suo fianco.
Quindi nel complesso nonostante un inverno con diverse fasi fredde, anche se nessuna eccezionale, il bilancio è decisamente positivo. In parte ciò è dovuto anche alle poche specie nuove
Aloe variegata.
L'anno scorso non era riuscita a fiorire al meglio a causa di gelate tardive che avevano rovinato l'apice dello stelo florale e fatto abortire molti fiori. Quest'anno avevo paura sarebbe successa la stessa cosa, il giorno 28/03 ho avuto una minima di -1.2 gradi, ma nonostante questo la fioritura non sembra averne minimamente risentito.
E non è la sola preoccupazione che mi ha dato questa pianta quest'inverno, il 10 febbraio mattina dopo una minima di -8.5 le foglie più esterne erano completamente congelate, dure al tatto come pezzi di ghiaccio. Onestamente la davo per persa o almeno fortemente danneggiata, invece con mio grande stupore i giorni successivi quando si sono scongelate le foglie sono tornate della solita consistenza, cedevano alla pressione ma erano sode ed elastiche. Infatti come si può notare i danni sono risibili.
Un'avvertenza, quanto sperimentato da me non va preso come indicazione generale, Aloe variegata ha una distribuzione piuttosto estesa che comprende sia alcune tra le zone più fredde del Sudafrica che zone decisamente più miti, quindi ritengo plausibile che possano esserci differenze notevoli nella predisposizione genetica alla resistenza al freddo tra varie popolazioni ( la mia purtroppo è di origine ignota).
Che meraviglia per un appassionato come me
Vedo che sia lei che i sempervivum rigogliosi vegetano in una direzione, immagino si quella più assolata... Complimenti!
Si Seba, puntano a SSO inoltre la cosa è accentuata dal fatto che entrambe crescono su una pendenza esposta all'incirca nella stessa direzione.
Poi conta che quei Sempervivum grandiflorum li taglio continuamente altrimenti invaderebbero presto tutto, quindi l'orientamento non è del tutto naturale.
Finalmente è tornata la pioggia che mancava da davvero troppo tempo, una bella piovuta leggera e costante venerdì e un ulteriore temporale oggi.
Molte piante si sono finalmente gonfiate e molti boccioli che erano fermi in attesa si sono ingrossati all'improvviso.
La stagione delle fioriture può ora iniziare.
Ed uno tra i primi è sempre lui, Echinocereus viridiflorus, che purtroppo anche quest'anno è un po' sottotono, ha sicuramente patito il caldo estremo della scorsa estate e probabilmente anche l'eccessiva siccità. Però nell'ultimo anno, al di là delle scottature e della fioritura poca generosa è comunque cresciuto, ha emesso un nuovo pollone e la spinagione si è fatta più caratteristica
Segue a ruota l'Echinocereus reichenbachii. Forse una delle più citate cactoideae resistenti al freddo. Come scrivevo lo scorso anno ho provato a spostarla in un punto dell'aiuola dove possa trovare un po' più di umidità e finalmente mi sembrerebbe di essere riuscito ad avvicinarmi alle sue esigenze, la pianta è cresciuta, ha prodotto diversi piccoli polloni e fiori (ce n'è ancora un paio più in ritardo)
Bene l'effetto delle piogge si è fatto sentire.
Segue qualche foto, non c'è molto da aggiungere. È solo per farvi venire voglia di fare un'aiuola
 
Echinocereus viridiflorus, solo perché se mosto solo l'inizio di fioritura fa brutta figura e mi si offende  
Trichocereus schickendantzii, il solito esagerato che vuole monopolizzare l'attenzione  
Astrophytum miryostigma  
Thelocactus bicolor  
Sempre lui, con contorno di Chamaecereus silvestris.  
Gymnocalycium bruchii, che si sta preparando
Poi ci sarebbe lei, la Saxifraga cotyledon, che non viene tradizionalmente annoverata tra le succulente, ma per certi versi si può avvicinare.
Vive sulle nostre alpi e tra maggio e giugno diventa una delle regine delle pareti rocciose silicee. In aiuola resiste bene alla carenza di acqua a patto di stare all'ombra di qualche roccia.
   
E se, comprensibilmente, il mio piccolo e giovane esemplare in fase di adattamento non vi ha convinto, lasciate che vi mostri un esemplare maturo nel suo habitat naturale
Direi che una foto da lontano per vedere l’insieme potresti anche regalarcela
Grazie e complimenti per tutto il lavoro fatto … e ampiamente ripagato dagli ottimi risultati.
Grazie. hai ragione una foto globale ve la posso anche mettere, ma non vi dovete aspettare chissà cosa. L'Aiuola è ancora troppo giovane, mancano grossi esemplari che facciano scenografia e i piccoli gioielli da lontano si perdono.
Echinocactus texensis, cactus nativo delle praterie del Texas, New Mexico e confinanti stati messicani. Un tempo piuttosto diffuso nelle aree con terreni più asciutti a tessitura limoso/sabbiosa vivendo nascosto in mezzo all'erba con le possenti spine puntate verso l'alto si è meritato il nome comune "horse crippler" ed è stato attivamente perseguitato dai ranchers americani che ne hanno nel tempo causato una drastica riduzione.
In aiuola resiste bene a qualsiasi avversità nonostante patisca leggermente l'eccessiva esposizione al sole estivo (probabilmente proprio perché in natura cresce in mezzo all'erba che un minimo lo ripara) ma ogni autunno torna in piena forma. Solo oggi finalmente, nonostante sia una delle prime piante che ho messo in aiuola, posso ammirare la sua primissima fioritura.
… mancano grossi esemplari che facciano scenografia e i piccoli gioielli da lontano si perdono …
Si, hai ragione, però l’insieme mi piace molto, sei riuscito a mantenere un aspetto naturale, che secondo me è la cosa più importante, davvero complimenti.
Sei partito bene e col tempo potrà solo migliorare.
Grazie della foto
Non puoi inserire nuovi argomenti Non puoi rispondere a nessun argomento Non puoi modificare i tuoi messaggi Non puoi cancellare i tuoi messaggi Non puoi votare nei sondaggi Non puoi allegare file Puoi scaricare file