Inviato: Mar 07 Apr 2020, 10:08 Oggetto: Epithelantha bokei in tre composte differenti
Luca Mar 07 Apr 2020, 10:08
Al primo rinvaso ho destinato queste tre piantine in tre composte diverse, sola akadama, solo marna e la classica mia 1/3, 1/3, 1/3 lapillo pomice e terriccio. Le tre piante sono state esposte, bagnate e fertilizzate in ugual modo, a voi le conclusioni.
Sempre interessanti questi confronti.
In sostanza, quanto tempo è passato?
Non avrei mai pensato che la marna fosse più nutriente dell'akadama.
Prevedibile il risultato del mix classico.
Indubbiamente la composta 1/3 1/3 1/3 è la più ricca di nutrienti, ma il punto è che le tre composte vanno gestite diversamente con le bagnature. L'akadama va bagnata molto più spesso, perché asciuga prestissimo e per questo motivo si rischia di far seccare le radici ... anche se a Bergamo è più difficile che a Lucca.
Tutto questo secondo la mia esperienza.
Tra l'altro non coltivo più nulla in akadama 100%
Delle tre piante mostrate la migliore (per me) è quella in marna, sono convinto che il lapillo per questo genere non sia adatto, va bene una miscela di marna, pomice e terra di campo ... poi si può coltivare in mille modi diversi ...
Il portamento della pianta in pura marna è molto bello, secondo me il migliore e il più vicino a quello naturale, con areole compatte che non lasciano intravedere l'epidermide
Non ho mai provato a coltivare il sola marna, fino ad ora l'ho utilizzata come componente, al massimo fino al 40%, unitamente poi a terra di campo, sabbia e pomice
L'akadama invece non l'ho proprio mai provata
Sempre interessanti questi esperimenti
_________________ "Chi muore in una battaglia che non è la sua non sarebbe mai dovuto nascere"
Per una volta sono d'accordo con il boss, nel senso che quella nella composta con un po' di organico ha uno sviluppo più completo. Le piante in marna sono più vicine a quelle naturali perché sono a stecchetto, come in natura, non avendo sufficienti nutrienti dalla composta riducono le dimensioni per risparmiare energie, anche se coltivate in solo pietrisco o ad esempio in granito frantumato avrebbero lo stesso comportamento, il portamento e poi le dimensioni non dipendono dalla marna, ma da quando nutrimento hanno a disposizione.
Quindi mi domando: perché tenerle a stecchetto? È necessario? Dopo averle tenute decine di anni ai limiti della sopravvivenza riescono a fiorire e a produrre frutti regolarmente? Che poi questo sarebbe il loro unico scopo, riusciamo a garantirgli il raggiungimento di questo obbiettivo tenendole a digiuno per tutta la loro sfortunata vita nelle nostre mani?
_________________ Eduardo
“Se non conosci il nome, muore anche la conoscenza delle cose.” Carl Nilsson Linnaeus
È il solito dilemma, tenerla a stecchetto o nutrirla bene?
Meglio sovrappeso o sottopeso?
Nel mio caso l’utilizzo di substrati poveri è legato alla necessità di avere molto drenaggio ed una rapida asciugatura, perché ho perso le radici di troppe piante.
Altrimenti non mi dispiacerebbe vedere un po’ più di turgore.
Nel caso epithelantha di Luca io voto la terza
Anch'io sono per la terza opzione, il problema che si pone a molti di noi é lo spazio !!! Allora, e non é mia intenzione generalizzare, sia chiaro perché scegliere un Echinocactus grusonii se comunque so che non potró mai dargli lo spazio di cui necessita, lo costringo a vivere una vita da bonsai? Tempo mi é stato regalato un Trichocereus scopolicolus, una pianta di 10 cm. di altezza, nel giro di due anni era alta 60 cm e la sua crescita si é bloccata, allora l'ho portata a Roma e piantata nel giardino di mio fratello, ora é alta quasi 3 metri e fa delle fioriture spettacolari nonché molti rami basali, ditemi voi avrebbe avuto un senso tenerla qui?
Luca, al fine di evitare malintesi, trovo i tuoi esperimenti molto interessanti ed istruttivi sopratutto per i neofiti che si avvicinano al "nostro" mondo, e mi auspico che tu ne riproponga molti ancora, grazie
_________________ Ci sono cose piú importanti nella vita che aumentarne continuamente il ritmo
Ci mancherebbe, siamo qui apposta per discuterne e ognuno ha le proprie idee. Io non saprei scegliere tra quella in marna o quella nella composta classica. Sicuramente quella in akadama verrà rinvasata in quanto troppo sofferente.
... perché tenerle a stecchetto? È necessario? Dopo averle tenute decine di anni ai limiti della sopravvivenza riescono a fiorire e a produrre frutti regolarmente? ...
Coltivare in marna Eddie non risponde a questa tua descrizione, è un substrato diverso, richiede accorgimenti specifici, come sempre da nord a sud le cose cambiano, così come da serra a fuori ... ma tu queste cose le sai meglio di me, vuoi essere solo un po' provocatorio ... e fai bene, così ci confrontiamo.
La marna è particolarmente adatta per alcuni generi e, soprattutto, se vogliamo piante più naturali, meno spinte ... si usa in purezza o 50% o meno ancora, dipende esclusivamente dalle proprie scelte di coltivazione.
Faccio un solo esempio, il genere Ariocarpus, coltivato in marna o in composta tradizionale: dove cresce meglio?
Forse la risposta migliore é: quale risultato preferisco?
Questo articolo spiega meglio di me https://www.ilfioretralespine.it/2020/02/06/marna-cactus/
Allego anche la foto di una delle mie Epithelantha coltivata in marna ormai da anni: fiorisce, fruttifica e ho diverse semine dello scorso anno ...
Non si vede molto bene il lato superiore di quella in marna,ma secondo me guardando la compattezza delle spine quella in marna si avvicina di più a quelle in habitat se andiamo a guardare le spine,invece se guardiamo la forma quella in composta classica presenta una evidente depressione come in habitat,anche se con spine meno fitte.Quindi forse la composta migliore con la tua posizione di coltivazione potrebbe essere in composta mista,o magari annaffiature più abbondanti su quella in marna...bisognerebbe provare
Con l'kadama si ottiene un effetto bonsai...scopo dell'akadama...ma forse con annaffiature abbondanti
_________________ “Mi è sempre piaciuto il deserto. Ci si siede su una duna di sabbia. Non si vede nulla. Non si sente nulla. E tuttavia qualche cosa risplende nel silenzio.”
Mi è capitato di svasarne una coltivata su marna pura ed ho visto pochissime radici,forse il vero motivo della crescita rallentata...composta bella compatta ed acqua a disposizione per brevissimi periodi.Un noto coltivatore mi diceva che le innaffia anche ogni settimana...tanto asciuga in fretta.
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Sono d'accordo con Massimo.
Prima di tutto bisogna capire a quale risultato ciascuno di noi aspira, dopodichè si può discutere di quale sia il metodo migliore per raggiungerlo.
Nella pianta coltivata in sola marna non vedo alcun segno di sofferenza, è una pianta cresciuta più lentamente e più compatta che ha raggiunto un aspetto molto simile a quello che si può riscontrare in habitat.
Anche la terza pianta, quella coltivata in composta classica, ha un bel portamento che non si discosta molto da quello naturale e questo, secondo me, è soprattutto merito della mano del coltivatore.
La marna è sicuramente di grande aiuto se si cerca di ottenere piante il cui aspetto si avvicini a quello naturale, ma si può raggiungere un risultato molto simile anche utilizzando la composta classica.
Entrambe le composte, se non gestite come si deve, hanno i loro effetti collaterali; la marna sicuramente comporterebbe una crescita stentata, mentre la composta classica comporterebbe una crescita abnorme ed innaturale (qualche giorno fa se ne parlava in tema di Turbinicarpus lophophoroides).
Alla luce di queste considerazioni trovo che l'esperimento di Luca acquisti ancora più importanza dato che permette di valutare il contributo dato da terricci trattati con il medesimo ammontare di annaffiature e di attenzioni.
Questo è il punto di partenza per valutare e capire quale metodo adottare per raggiungere il risultato che ciascuno di noi si prefigge
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