Inviato: Mar 07 Nov 2023, 13:17 Oggetto: Orto Botanico di Roma
Lepismium Mar 07 Nov 2023, 13:17
Quando vado a Roma ed ho un ritaglio di tempo, non posso non passare da qui, dal luogo ove per me ha avuto origine la passione per le Cactaceae. C'è ancora quell'Echinofossulocactus, in serra Corsini, che anni ed anni fa mi ha fatto appassionare e, come se fosse un familiare, vado a fargli visita.
Inizio ad inserire delle fotografie. Sono stato il 31 ottobre.
Qui vediamo una raccolta di Copiapoa. A tratti è il regno dell'eziolatura. Ma gli esemplari che stanno bene sono notevoli. Sui cartellini è riportato il numero di ruolo di una causa civile.
Questo reparto è allarmato, in sostanza basta avvicinarsi ai vassoi e parte il segnale. Quindi per scattarvi queste fotografie è partito decine di volte, specie per l'esemplare in fiore.
Inviato: Mar 07 Nov 2023, 21:28 Oggetto: Re: Orto Botanico di Roma
Rosaedela Mar 07 Nov 2023, 21:28
Lepismium ha scritto:
Questo reparto è allarmato, in sostanza basta avvicinarsi ai vassoi e parte il segnale. Quindi per scattarvi queste fotografie è partito decine di volte, specie per l'esemplare in fiore.
E non ti hanno buttato fuori? 😄
Leggere delle tue peripezie mi fa sempre immedesimare e sorridere. Quest'estate ero in Sicilia, in un paesino poco turistico, dove l'ostilità degli uomini che si sprigionava al passaggio di me e mia sorella, io con i tatuaggi , lei con la birra, era palpabile.
Ho avuto per la prima volta in vita mia paura a fotografare delle piante. Ma nonostante questo, alla giusta occasione, non ho saputo resistere.
Non andando troppo oltre con il fuori tema; l'orto botanico di Roma l'ho visitato qualche anno fa con molto piacere, e ti ringrazio per farmi rivivere la visita virtualmente. E senza allarmi 🤣
_________________ Lucia
Ogni volta che si visita l'orto botanico di Roma, è emozionante come la prima, anche se già sai che cosa ti attende.
La sezione australiane (sempre un po'stentate nei vari orti, mi ricordo una Banskia a Kew, posta all'esterno, attaccata alla serra) ha subito un notevole decremento, per via di una tempesta, che ha sradicato le due Banskia, ormai alberi, in cima al colle. Adesso hanno una Banksia integrifolia, un'altra specie, un'Hakea laurina e piante abbastanza comuni.
Va detto che hanno avuto davvero una bella intuizione a collocarle su terreno rosso, perché evoca l'Outback.
Prima di inserire altre fotografie (ora non ho qui il telefono) va detto che le Succulente sono protagoniste sin dall'inizio della visita. Subito passato l'ingresso (è curioso, ogni volta cambia qualcosa, prima l'ingresso costava 8 euro, poi dopo il covid è sceso a 4, ora viene 5 euro. Prima potevi lasciare la borsa nella casetta dei custodi, ora devi lasciarla fuori) c'è qualche bambù, una strana struttura metallica con le Clematidi e poi a sinistra hanno piantato alcune cactacee di grandi dimensioni in terra piena. Naturalmente predominano le Opuntia (tutte sistematicamente senza cartellino, purtroppo forse l'unica nota di rimpianto, altrimenti per me è l'orto più bello del pianeta, anche se piccolino rispetto ad altri o non modernizzato - ma forse più bello proprio per questo. A Padova avrai le cascate che scendono dalle terrazze, i video interattivi, ma queste cose distolgono dalle piante).
Anzi, anche i nuovi musei, che non seguono il rigoroso ordine tassonomico linneano, ma sono diventati dei parchi giochi, a me non piacciono per nulla. La cosa che più mi duole è la sorte degli orsi (impagliati) al MUSE. Prima a Trento avevamo un museo che iniziava dalle rocce, poi trovavi le spugne, pesci, anfibi, rettili, uccelli e mammiferi. Adesso hanno ammassato tutto, c'era una grande teca con tre orsi: m, f e juv. negli anni '70 ed '80 un bambino che li vedeva pensava che fossero una famiglia, adesso al MUSE c'è solo uno dei tre, addirittura può essere toccato quando gli si passa vicino, ma manca il senso tassonomico e dell'ordine, nel quale noi delle vecchie generazioni siamo cresciuti.
Tornando al giardino botanico di Roma, c'è questo bel volume che descrive le varie specie ivi coltivate (ormai 48 anni fa, il libro ha la mia stessa età). Tra i cactus, appena riesco vi metto la foto, c'era anche un bell'esemplare di Lophophora williamsii, con tanto di cartellino.
Questo mi ricorda un certo grado di pavidità da parte mia, in una visita all'orto botanico di Padova: c'era in bella vista una pianta di Salvia divinorum, col cartellino. Bastava allungare la mano per prenderne una foglia e sperimentarne gli effetti, però in quella circostanza ho tirato avanti.
La copertina di questo libro rappresenta un'area dove adesso vegeta una enorme pianta di Parkinsonia aculeata, notevolissima, ed una Melaleuca diosmifolia (altrettanto notevole, ho raccolto qualche capsula seminifera e ne ho riprodotti degli esemplari. In questa mirtacea le capsule seminifere sono davvero abbondantissime, restano attaccate ai rami. Se si staccano vanno collocate in un barattolo chiuso, dopo qualche tempo rilasciano i minuscoli semini, che si seminano su sabbia).
Devo dire -a proposito delle Banksia - che cinque o sei anni fa ho raccolto due coni (il terreno era pienissimo di coni caduti), si prendono, si scaldano in forno o si bruciano leggermente con un accendino e rilasciano i semi. Sono semi che hanno una fertilità molto prolungata. L'anno scorso, ad esempio, hanno germinato dei semi che avevo comprato dall'Australia nel 2010 e forse non erano freschi neppure allora. Mi ricordo anzi che mi avevano fatto un controllo di polizia sulla busta!!! Il venditore si chiamava "Happy Seeds" o "Sunshine Seeds", e questi avranno pensato ad un venditore di piante psicotrope...invece era Banksia. Anche se per noi l'effetto della semina e della collezione di piante ordinarie è ancora più potente di qualsiasi stato alterato di coscienza.
Ad ogni buon conto, la settimana passata ho appunto seminato alcuni di questi semi - gli ultimi propaguli sopravvissuti all'estirpamento delle Banskia romane. Una volta che saranno cresciuti, voglio portare due o tre piantine all'Orto, affinché continui la genealogia della Banksia romane.
Nell'ordine vediamo:
Capparis spinosa cresciuta spontanea sulla superficie litica verticale di un edificio di culto in Roma, nei pressi della colonna traiana [all.1]
Vista d'insieme del luogo di insediamento della pianta di cui alla foto precedente [all. 2]
Da notare che anche l'Orto botanico ha una sezione "Orto dei Semplici" ben decorata da piastrelle di terracotta. Anche qui vegetano due piante di capperi, esse hanno scalzato le piastrelle dal suolo [all. 3].
Questo rappresenta la vittoria della natura sulle opere dell'uomo e sulla religione umana.
Ecco a voi il Sacro Tempio, quello ove ho ricevuto l'iniziazione.
Si chiama Serra Corsini. [all.1]
Prima di entrare vi è un cosiddetto "gabinetto di riflessione", nel quale il profano, ancora non mondo dalle impurità del mondo esterno, si arresta, legge i cartelli e si appronta a varcare le colonne che lo immettono al sacro "naos" dei cactus. [all. 2]
Certo non si arriva immediatamente al sancta sanctorum. Prima si passa in un "pronao" dove sono collocate delle succulente diverse dalle Cactaceae, anzi, proprio il carattere lustrale di questo "pronao" è simboleggiato dalle due vasche da bagno di Cristina di Svezia, ove cresce dell'Agave stricta (v. fotografie successive)
Tra le altre cose, la pianta del cappero è meravigliosa. La Salvia sarei stata tentata pure io, ma non penso che si tratti solo di furto minore, in questo caso 😄
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