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RobertoBr
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Inviato: Gio 19 Ago 2021, 21:28   Oggetto:
RobertoBr Gio 19 Ago 2021, 21:28
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Innanzitutto permettetemi di ringraziare BobSisca per la splendida presentazione su questo argomento che ho avuto modo di vedere sul canale YouTube del forum. Complimenti!

Accidenti, avevo anche io una minuscola maiuhenia poeppigii, che sembrava avere superato l'inverno, purtroppo questa primavera non la vedevo muoversi e controllando ha scoperto con sommo disappunto che l'apparato radicale era completamente marcio e il marciume aveva invaso quasi tutto il tessuto vascolare, ho provato a tagliare e fare radicare la parte buona, ma era veramente troppo esigua. Il motivo scatenante non sono riuscito a stabilirlo con certezza, per questo motivo l'ho omessa dalla lista iniziale.

BobSisca e chiara, si, il genere echinocereus è sicuramente quello che tra le cactoideae più si presta e più viene citato in coltivazioni di questo tipo.

Gianna posso provare a fornire una risposta parziale alla diversità delle nostre due esperienze con la rebutia heliosa.
La prima differenza sta probabilmente nella provenienza, io non l'ho specificato, ma la pianta da me coltivata è una rebutia heliosa v. Condorensis, che a quanto ho inteso è la forma diffusa ad altitudini più elevate.
La seconda differenza sta forse nel fatto che avendo letto della propensione delle piccole rebutie densamente pollonanti della sezione aylostera a marcire per un nonnulla, ho optato per metterla in un luogo rialzato dove lo strato di lapillo raggiunge almeno una trentina di cm di spessore e prende il sole dall'alba al tramonto
Ho una piccola rebutia sunrise che dovrebbe essere un ibrido tra heliosa e ...... Albiflora? Ed effettivamente ha questo problema, mi è capitato che alcuni piccoli polloni più esterni marcissero per un eccesso di umidità, senza però pregiudicare la salute della pianta nel suo complesso, ora l'ho spostata e penso di aver risolto.

Permettemi di mostrarvi il risultato

  Rebutia heliosa v. condorensis
Qui all'apice della fioritura, purtroppo non sono riuscito a coglierla con i fiori completamente aperti
Rebutia heliosa v. condorensis   Rebutia heliosa v. condorensis
Rebutia heliosa v. condorensis

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RobertoBr
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Inviato: Gio 19 Ago 2021, 23:48   Oggetto:
RobertoBr Gio 19 Ago 2021, 23:48
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Quasi dimenticavo BobSisca, ho parlato solo delle cactaceae, ma ho anche qualche succulenta, specialmente le nostrane.
Varie forme di sempervivum arachnoideum
Varie forme di sempervivum tectorum
Varie forme di sempervivum montanum
Sedum acre
Sedum rupestris
Sedum album
Sedum anacampseros
Sedum maximum
Sedum maximum 'red cauli'
Ephedra helvetica

Poi ci sono quelle non nostrane, tra le quali hanno già dimostrato di sapersi adattare
Hesperaloe parviflora
Graptopetalum paraguaiensis
Agave americana (estirpata perché troppo invadente)
Lewisia rediviva.
E molte altre che aspettano di essere messe alla prova

All'inizio dell'avvenuta avevano un ruolo importante, la loro crescita molto più rapida di quella delle cactaceae, permetteva di riempire in tempo breve l'aiuola e "fare volume". Inoltre le considero una specie di "salvagente": in caso uno di quegli eventi estremi di cui si parlava facesse strage dei miei cactus non mi troverei con una desolata distesa di lapillo Smile
In realtà col tempo alcune si fanno realmente invasive ed è necessario un forte contenimento. Man mano che l'aiuola evolveva le ho tenute sempre più sotto controllo riducendole sia di numero che di dimensioni.

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Inviato: Ven 20 Ago 2021, 5:42   Oggetto:
BobSisca Ven 20 Ago 2021, 5:42
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Anzitutto grazie dei complimenti, cerco di fare del mio meglio, ci sarebbe uno specialista di "piante da freddo" in Baviera, autore del testo edito dalla società tedesca. Chissà che non si riesca ad organizzare un piccolo gruppo per fargli una visitina? Il traduttore ci sarebbe già ...
In quanto alle Maihuenia, le mie quattro piante al momento stanno bene ma sono giá pronte ad un nuovo rinvaso. Anche quest'anno sono riuscito ad impollinare due fiori i semi raccolti sono a disposizione di chi ne farà richiesta, anche se fino ad ora non ho ricevuto nessun feedback positivo sulla loro germinazione.


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Inviato: Ven 20 Ago 2021, 15:01   Oggetto:
RobertoBr Ven 20 Ago 2021, 15:01
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Grazie BobSisca per la generosissima offerta, li accetterei volentieri, ma solo a patto che non li reclami nessun altro. Primo perché sono l'ultimo arrivato e non mi pare il caso di passare davanti a nessuno e in secondo luogo perché non sono così esperto di semine e non vorrei che dei semi di piante rare andassero sprecati a causa della mia incompetenza.

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Inviato: Ven 20 Ago 2021, 15:54   Oggetto:
RobertoBr Ven 20 Ago 2021, 15:54
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Gianna, Chiara, eccovi delle foto più "panoramiche". Purtroppo come dicevo essendo una cosa recente e cercando di non investire uno sproposito in un progetto dall'esito così incerto, le piante sono molto piccole, e in una foto d'insieme si perdono un po' e manca un vero impatto scenografico.

 
   
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Inviato: Ven 20 Ago 2021, 17:19   Oggetto:
RobertoBr Ven 20 Ago 2021, 17:19
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Scusa Gianni, non sono ancora pratico e mi era sfuggito il tuo messaggio. In effetti ho sentito parlare più volte di rebutie che non fioriscono a causa della mancanza di freddo invernale.
Non so se ci hai fatto caso, ma i tuoi grafici climatici somigliano molto a quelli di molte località cilene

Comunque se ti serve del freddo potrei mandartene finché vuoi, se solo capissi come spedirtelo Very Happy

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Inviato: Ven 20 Ago 2021, 17:37   Oggetto:
Simo98 Ven 20 Ago 2021, 17:37
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Una cosa a cui pensavo leggendo questo esperimento è per quale motivo ci sono varie cactacee globulari che ben si adattano al nostro clima (quelle canadesi anche a climi peggiori) mentre di colonnari non ve n'è traccia
Una semplice casualità evoluzionistica, tale per cui i cactus che si sono evoluti al nord sono piccoli, oppure c'è qualche giustificazione? Sono stati selezionati per qualche motivo o appunto casualità?
Nel mondo animale più ci si allontana dall'equatore più le dimensioni aumentano, ma il mondo vegetale ovviamente è moolto diverso e io sono molto ignorante, quindi chiedo a te Roberto che magari sai dirmi qualcosa Very Happy

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Inviato: Ven 20 Ago 2021, 17:48   Oggetto:
sergio_radi Ven 20 Ago 2021, 17:48
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Gianni,
qui occorrerebbe un tuo intervento illuminante sulla questione ... Sorriso


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Inviato: Ven 20 Ago 2021, 18:58   Oggetto:
BobSisca Ven 20 Ago 2021, 18:58
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Intanto si inizia a piccoli passi poi si vedrá, in merito all'evoluzione delle cactacee, lessi tempo fa un articolo che diceva che l'apice massimo raggiunto nell'evoluzione delle cactacee é rappresentato dalla Blossfeldia, che riesce a perdere fino all'80% del suo peso senza risentire danni, inoltre le sue forti doti mimetiche la mettono al riparo da predatori. Le piante "primitive" quindi sarebbero le colonnari ed i grandi Echinocactus, Ferocactus ecc. mentre evolvendosi molte riducendo le loro dimensioni hanno potuto colonizzare diverse nicchie ambientali che alle "grandi" erano precluse.


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Inviato: Ven 20 Ago 2021, 20:47   Oggetto:
RobertoBr Ven 20 Ago 2021, 20:47
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Verissimo, avevo letto un articolo del mauseth sull'evoluzione delle strutture legnose che spiegava la stessa cosa, in particolare si soffermava sul trend evolutivo nel genere echinopsis (sensu lato) spiegando come la mancanza di strutture legnose, associata a forme globulari, fosse un carattere derivato e non la situazione primitiva.

Ho letto qualcosa sul significato ecologico della cosa ma voglio rileggere un paio di passaggi prima di dire sciocchezze, questa sera.

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Inviato: Sab 21 Ago 2021, 0:19   Oggetto:
RobertoBr Sab 21 Ago 2021, 0:19
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Rieccomi, interessante notare come il Mauseth consideri la scomparsa del legno duro e fibroso come una forma di "neotenia" della pianta. Infatti le colonnari o altre forme che necessitano di una struttura legnosa per sostenersi producono comunque un legno primario spugnoso, solo successivamente, con l'accrescimento secondario si forma il legno duro e fibroso. Le piccole globulari non formano mai questo secondo tipo di legno e rimangono sempre allo stadio giovanile " It is basically a seedling that has learned to flower"

In quest'ottica è più facile comprendere la funzione ecologica di un simile adattamento e la causa per cui vi è una forte correlazione tra l'incremento di altitudine, freddo e in generale ogni variabile che rende "estremo" un ambiente al decremento delle dimensioni dei cactus.
Un esemplare "neotenico" entra in periodo riproduttivo molto più rapidamente, riducendo il rischio di non giungere mai alla maturità sessuale a causa delle avversità di un simile ambiente, e può rimanere basso per sfruttare un ambiente protetto a contatto con il suolo, dove il vento è mitigato e il terreno o le rocce irraggiano calore e si può godere della protezione operata dalla copertura vegetale o in casi estremi nevosa.

Aggiungo una considerazione personale, in ambiente veramente estremi le piante riescono a colonizzare solo nicchie ecologiche spesso di piccole dimensioni ( una fessura in una roccia, un buco schermato, una piccola parete assolata, un angolo riparato dal vento ecc... Ecc...) Ecco io la vedo dura trovare una fessura nella roccia adatta ad un saguaro Smile



L'ultima modifica di RobertoBr il Sab 21 Ago 2021, 0:54, modificato 1 volta
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Inviato: Sab 21 Ago 2021, 0:27   Oggetto:
RobertoBr Sab 21 Ago 2021, 0:27
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E scusate ancora una riflessione/chiarimento che mi è venuto al momento: in un ambiente particolarmente estremo è logico che una pianta non investa le sue già scarse risorse nella costruzione di un tessuto dispendioso (e relativamente poco utile in questi ambienti) ma le impieghi con maggior profitto nella riproduzione.

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Inviato: Sab 21 Ago 2021, 4:50   Oggetto:
BobSisca Sab 21 Ago 2021, 4:50
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mi permetto ancora di aggiungere quelle cactacee che per sfuggire ad avversitá climatiche talvolta legate alla stagione si infossano nel suolo sottraendosi ai cocenti raggi solari oppure alle raffiche di vento piene di sabbia che hanno un effetto di carta vetrata sulla loro epidermide.


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Inviato: Sab 21 Ago 2021, 7:49   Oggetto:
Giancarlo Sab 21 Ago 2021, 7:49
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Ecco, così mi viene in mente il libro “Dune”. Sorriso
Scusate OT


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Inviato: Sab 21 Ago 2021, 10:11   Oggetto:
RobertoBr Sab 21 Ago 2021, 10:11
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Giancarlo, non so quale sia la politica generale e nel caso mi adeguerò, ma per mio conto ritengo che brevi digressioni vivacizzino la discussione e umanizzino piacevolmente l'interlocutore. Non so a voi ma a me piace parlare con delle persone reali, non con degli avatar.

BobSisca, si, all'estremo di questo adattamento mi vengono in mente cactus dei generi peniocereus e ancor più pterocactus. In questo caso la parte indispensabile alla sopravvivenza della pianta è un grosso tubero ben protetto dal terreno anche a profondità notevoli, e da questo si dipartono fusti poco voluminosi che in caso di evento estremo possono morire ed essere sostituiti velocemente e con un dispendio di energia modesto. Personalmente coltivo pterocactus tuberosus ed è una pianta molto interessante, è incredibile la sproporzione tra la parte epigea e quella ipogea, anche in esemplari giovani come i miei.

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