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RobertoBr
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Inviato: Dom 01 Gen 2023, 11:14   Oggetto:
RobertoBr Dom 01 Gen 2023, 11:14
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Mentre il resto del paese ha vissuto un dicembre insolitamente caldo noi fortunelli dell'estremo nord ovest abbiamo avuto una prima irruzione artica che ha portato neve e freddo, come temperature e umidità si può tranquillamente dire di avere già superato l'intero inverno scorso che qui era stato eccezionalmente mite.

  La prima neve pesante e bagnata mi ha dato l'occasione di scattare la ormai tradizionale foto del pasacana innevato
    Col passare delle ore in aiuola l'unico segno delle piante erano delle piccole gobbe nella neve
    Il peggio, come sempre accade qui sono stati i giorni immediatamente successivi, le inversioni termiche e l'albedo della neve hanno portato a temperature basse con alta umidità e galaverna
    Echinocereus nivosus ( di nome e di fatto)
    Le piante più piccole, riparate sotto la neve non hanno patito. Addirittura questa piccola mammillaria hahniana di cui mi interrogavo sulla sorte della sua fioritura non ha ( per ora) nemmeno deposto l'Asia corona

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RobertoBr
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Inviato: Dom 01 Gen 2023, 11:32   Oggetto:
RobertoBr Dom 01 Gen 2023, 11:32
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In questo frangente comunque un unica perdita: un Peniocereus gregii var greggii. È strano perché è una pianta che sulla carta avrebbe tutte le caratteristiche per resistere alle basse temperature, ed è ancora più strano il fatto che abbia perso entrambe le piante che possedevo, sia quella in aiuola (comprensibile) sia quella in vaso tenuta relativamente all'asciutto in un punto in cui entrambe le piante avevano svernato lo scorso inverno senza mostrare il benché minimo segno di sofferenza.

Altre due danneggiate sono state l'aloe ibrida con il pollone anomalo sullo stelo florale. La pianta madre è in perfette condizioni e lo è anche il pollo e volante, ma lo stelo che lo sostiene si è congelato e ora sembra cavo e inconsistente.
La seconda un Tephrocactus articulatus, alla prima neve ha lasciato cadere gli ultimi articoli. Tutti gli articoli, sia quelli rimasti attaccati che quelli caduti sono in salute e non hanno riportato danni di alcun genere. Un fenomeno assolutamente curioso di cui mi sfugge al momento una spiegazione. Qualcuno ha qualche idea?

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cactus
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Inviato: Dom 01 Gen 2023, 16:14   Oggetto:
cactus Dom 01 Gen 2023, 16:14
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Io un idea ce l'avrei, credo che il Tephrocactus più che la neve, subisca il peso della neve. Gli articoli sono molto precari e progettati per andare a spasso per il pianeta. Quindi tutto normale.

Speriamo che resistano alla grande, sicuramente questa primavera rimarranno le piante in salute, le spartane. Quando riusciranno ad adeguarsi staranno di un gran bene.

Io comunque dei piccoli accorgimenti li prevederei, tipo una piccola copertura che impedisca. non tanto alla neve, ma all'acqua di bagnare le piante inverno e autunno.

Cioè, molte piante tollerano la neve e il freddo, soprattutto a nord del messico, ma tollerano poco l'acqua cosi come cade dalle nostre parti. Quindi ricreando un ambiente riparato parzialmente dall'acqua gli diamo una gran mano.

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RobertoBr
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Inviato: Dom 01 Gen 2023, 19:05   Oggetto:
RobertoBr Dom 01 Gen 2023, 19:05
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Il peso della neve... ci ho pensato anche io, ma mi sembra incredibile che sia bastato così poco, è anche vero che con quelle spine piatte, lunghe e fitte effettivamente possono trattenere parecchia neve e dopotutto la neve era bagnata e dunque pesante.
Però penso che ci sia qualche meccanismo fisiologico che predispone al fenomeno. Una risposta al freddo, o alla forte idratazione???non saprei

Ricordo che Gianna che li ha potuti osservare in natura notava come gli articoli fossero molto più saldi che in "cattività"

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RobertoBr
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Inviato: Dom 01 Gen 2023, 19:19   Oggetto:
RobertoBr Dom 01 Gen 2023, 19:19
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Quest'anno mi aspetto poche perdite per il semplice fatto che ho poche piante nuove in aiuola, sono quasi tutte rodate da uno o più inverni.

Come giustamente dici una copertura fa davvero la differenza, la mia scelta di non usarne è dettata puramente dai gusti personali

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giovasse
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Inviato: Lun 02 Gen 2023, 17:04   Oggetto:
giovasse Lun 02 Gen 2023, 17:04
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Bella foto del E. nivosus.

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RobertoBr
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Inviato: Lun 02 Gen 2023, 21:00   Oggetto:
RobertoBr Lun 02 Gen 2023, 21:00
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Grazie

Volevo tornare con calma ora che ho un po' più tempo sul discorso pioggia-neve-umidità o in generale freddo-umidità di cui penso ognuno di noi potrebbe scrivere un trattato con le sue opinioni ed esperienze.
Con molta cautela io mi sono fatto alcune idee che sicuramente saranno controverse, da prendere per quel che sono ovvero opinioni personali basate su una esperienza limitata sulle quali io stesso nutro ancora riserve e sto cercando di dimostrare, quindi non hanno nessuna pretesa di essere verità generali tantomeno consigli.

La prima opinione sicuramente controversa è questa: secondo me le piante troppo disidratate sono più vulnerabili ai rigori invernali. Che detta così sembra una bestemmia Very Happy eppure io ho notato che, ovviamente entro certi limiti, una pianta eccessivamente disidratata è una pianta debole e non in grado di svolgere quelle funzioni vitali necessarie a reagire ad un trauma. Specialmente in vaso ( in aiuola l'umidità è limitabile ma non evitabile) mi sembra che piante più idratate siano più rapide, benché in dormienza, a reagire a piccole scottature da freddo, a circoscrivere un piccolo attacco patogeno o cicatrizzare piccoli traumi. Mentre in caso di forte congelamento o marciume batterico la possibilità di sopravvivenza è tanto bassa in quelle idratate che in quelle disidratate. Ovviamente anche un'idratazione eccessiva è deleteria specie se si accompagna a ristagni o comunque eccessi nel substrato. Ponendo la questione in maniera meno blasfema ho corretto il tiro rispetto all'inizio quando pensavo che la miglior idratazione possibile fosse la minor idratazione possibile e non mi preoccupo più delle piogge autunnali se non per l'eccesso idrico che possono portare nell''immediato, anzi qualche vaso di semenzai viene bagnato ben oltre quello che sarebbe comunemente ritenuto consigliabile ( se vi dico che ho bagnato un vascone e di piccoli saguaro al 6 dicembre rischio l'espulsione? Very Happy )

Credo che tutte le perdite che ho avuto causate dal freddo si possono riassumere in 3 categorie:
La prima è il congelamento vero e proprio e penso che sia assolutamente sopravvalutato come problema: delle innumerevoli perdite che ho subito negli anni sono solo due i casi in cui ho avuto questo effetto su delle cactaceae ( un Trichocereus pachanoi e il Peniocereus di cui parlavo sopra) in questo caso l'intera pianta o una parte scende semplicemente al di sotto della temperatura di congelamento della soluzione delle sue cellule, una pianta in salute alla sera si presenta flaccida e inconsistente al mattino seguente e in pochi giorni assume un aspetto traslucido o collassa. In entrambi i casi si trattò di giorni con massime molto basse e notti successive con calo termico subito dopo il crepuscolo e minime basse tutta la notte. Quindi temperatura di partenza bassa e molto tempo per raffreddarsi. Per portare un esempio concreto il 10 dicembre è stata una giornata abbastanza soleggiata, con massime ben positive quindi nonostante il cielo terso e la minima successiva prossima ai -7 non ho avuto nessun danno. Il 15 invece con neve al suolo la temperatura non è mai salita sopra lo 0 ed è bastata una minima di "appena" -5 per congelare il Peniocereus. Queste sono situazioni "tipiche" della prima parte dell'inverno, vicino al solstizio quando le notti sono lunghe e spesso le giornate nuvolose e perturbate. E in questo caso convengo con il fatto che l'idratazione può giocare un ruolo importante per la semplice diluizione dei soluti nella soluzione circolante e quindi un innalzamento del punto di congelamento.

La seconda categoria di danno di gran lunga più significativa è quella che io chiamo bruciatura da gelo, sono danni superficiali o poco profondi che colpiscono le parti più convesse come tubercoli o creste e quasi sempre hanno un preciso orientamento spaziale verso la direzione di massima irradiazione. Queste sono più tipiche della seconda parte dell'inverno e inizio primavera. Si presentano anche in notti non estremamente fredde ma molto serene in cui vi è una forte irradiazione. Mi sembra di poter trovare un legame tra questi danni e i passaggi di aria molto fredda in quota. Passaggi che avvengono appunto con maggior frequenza nella seconda parte dell'inverno caratterizzata da giornate più lunghe, spesso serene in cui le massime consentono di accumulare calore ed evitare un congelamento vero e proprio, ma la fortissima irradiazione uscente raffredda la superficie delle piante in maniera anche più forte che nel primo caso, il freddo però essendo di minore durata e trovandosi di fronte un corpo relativamente caldo non riesce a penetrare in profondità. Questi danni sono molto simili alle bruciature estive e come queste non sono, salvo casi estremi, fatali di per se. Possono però fare da porte di ingresso ai patogeni e dato il periodo sensibile in cui si presentano la probabilità di un successivo marciume da tenere in considerazione. Ecco, su questa tipologia di danno non ho visto personalmente una correlazione con il livello di idratazione.
Comunque una copertura anche in questo caso ( a mio parere soprattutto in questo caso) sarebbe utile perché diminuirebbe la radiazione uscente riflettendola. Il che è un po' quello che avviene in natura dove le cactaceae prossime al "confine freddo" del loro areale si trovano spesso sotto piante nursery o comunque in nicchie che limitano la visuale sul cielo freddo.

Terzo tipo di danno, più complesso e sul quale non mi soffermo più di tanto perché non ho un'idea chiara e non ho le prove per dimostrare la mia teoria è il marciume radicale che si può presentare a inizio primavera. Ho sempre legato nella mia testa questo fenomeno ad un danno invernale a carico delle radici, che sono notoriamente la parte della pianta più sensibile al freddo e un successivo sviluppo di patogeni quando le temperature si alzano e il microclima è più favorevole anche per loro. Il ritardo con cui di solito constato il danno, il ritardo con cui si presenta e il fatto che questo avvenga alla radice dove raramente si va a guardare finché il problema non è in stato avanzato però mi impedisce di dimostrare oggettivamente questa sensazione. Se fosse realmente così allora si potrebbe ragionevolmente supporre che l'umidità del substrato in primavera sarebbe un aggravante

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BobSisca
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Inviato: Dom 29 Gen 2023, 16:09   Oggetto:
BobSisca Dom 29 Gen 2023, 16:09
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Ciao Roberto, come si dice, tanta carne al fuoco, ma cercheró di liofilizzare le mie conoscenze ed esperienze.
Non coltivo piante in piena terra ad eccezione di una Cylindropuntia imbricata, che durante l'inverno tra temperature attorno ai -5° e -12° appassisce come fosse lessata per poi riprendere con nuovo turgore alle prime piogge primaverili e fiorire in estate. Tutte le altre piante "da freddo", ad eccezione di Sempervivum, Jovibarba e Maihuenia, restano fuori solamente riparate dalle precipitazioni e vengono coltivate in vaso.
Una delle cause maggiori di perdita avviene in primavera quando il terreno ha un continuo altalenarsi tra bagnato ed asciutto e tra freddo e caldo, ed é la zona del colletto esposta a sud a risentire maggiormente di questo influsso negativo. Ho già riportato diverse volte in questo forum l'esempio della spugna che se posta a secco in un freezer non subisce alcun danno mentre al contrario se imbevuta di acqua si spacca. In teoria le cellule delle piante reagiscono così, se è vero che condizioni di prolungata ariditá le pongono sotto stress è anche vero che possano in taluni casi resistere meglio alle basse temperature. Un altro fattore deleterio in inverno e che non viene mai citato é il vento. Piante esposte a forte vento gelido per diverse giornate, anche se annoverate tra quelle resistenti posso perire. Insomma alla fine, secondo me, non esistono regole matematiche che possano determinare la resistenza di una specie o meno al gelo, ogni luogo, ogni regione ha il suo specifico microclima. Un coltivatore romano mi fece vedere delle Uebelmannia che avevano superato i -8° senza riportare alcun danno, ma nonostante questo sfiderei chiunque a provarci con le proprie piante. Si potrebbe fare una media tra tutte le singole esperienze di coltivazione, ma alla fine neppure questa fornirebbe dati plausibili sui quali fare affidamento.


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Inviato: Dom 29 Gen 2023, 23:29   Oggetto:
RobertoBr Dom 29 Gen 2023, 23:29
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Grazie Bob, hai ragione c'è molta carne al fuoco comunque non ti preoccupare non c'è bisogno di liofilizzare, anzi a volte solo andando nello specifico si riesce a fare un po' di chiarezza sui complessi meccanismi che regolano le interazioni tra la pianta e il freddo.

Hai pienamente ragione, ogni regione ha il suo microclima e ci sono molti tipi di freddo diversi, ad esempio tu hai parlato di vento gelido dicendo che non viene mai menzionato. Io infatti non ne ho quasi mai accennato, per il semplice fatto che io non ho questo problema, per la mia posizione topografica da me il vento freddo praticamente non esiste, da me i venti significativi sono solo quelli di caduta o tutt'al più qualche corrente settentrionale poco favonizzata, per me il vento vuol dire automaticamente notte mite. Il vento gelido da est qui soffia una volta ogni 5/6 anni Very Happy quindi non è un gran problema. Invece hai fatto bene a ricordarlo perché altri che vorrebbero magari provare questa esperienza potrebbero avere questa caratteristica climatica.

Anche sulla questione primaverile ho poco riscontro perché qui fine inverno e inizio primavera sono ancora parecchio secchi, quando iniziano le piogge generalmente finisce il freddo. Come ti accennavo il Piemonte ha un clima continentale in cui mediamente il periodo più freddo corrisponde grossomodo ai primissini giorni di gennaio, (irruzioni successive sono sempre possibili, ma di solito sono Meno incisive rispetto al resto del paese), spostandosi verso est o verso sud il periodo mediamente più freddo viene posticipato tanto che mi pare in Veneto/ Friuli cada intorno a metà gennaio mentre all'estremo sud addirittura a febbraio inoltrato. Queso per dire che qui nel momento in cui arriva l'umidità primaverile il periodo freddo è già alle spalle da un po'.

Poi io e te guarda caso viviamo proprio nei due posti meno piovosi d'Italia in inverno, può sorprendere perché il freddo "maschera" la siccità ma è così, magari altri potrebbero avere problemi che noi due non abbiamo mai affrontato.

Io il meglio lo do in notti anonime come oggi, correnti da Nord freddo in quota, ma al suolo tutto il giorno leggero foehn che tiene l'umidità bassa bel tempo quasi caldo e poi patatrac calma improvvisa e termometro che cade da +1 a -5 in due orette e domattina saranno anche meno. E oggi sono tranquillo ma quando capita con neve per terra la doppia cifra incombe.

Volevo chiederti una cosa, dici che il problema al colletto si presenta sul lato sud, posso chiedere se il lato nord è rivolto a un muro o un ostacolo?

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Inviato: Lun 30 Gen 2023, 0:16   Oggetto:
RobertoBr Lun 30 Gen 2023, 0:16
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La storia delle Uebelmannia a -8 poi (a parte che bisogna vedere come sono stati misurati) è una potenziale conferma del fatto che la temperatura in se vuol dire poco. Bisognerebbe sapere come e per quanto è stata raggiunta e da quanto si è partiti. Personalmente ho visto piante sopportare una data temperatura a marzo senza alcun danno ( perché le notti sono corte e nel giorno pianta rocce e terreno si scaldano bene), mentre una temperatura meno rigida è stata fatale a inizio dicembre ( notti lunghe e massime basse) o come nell'esempio che facevo più su quest'anno piante indenni a -7 e stecchite pochi giorni dopo a -5. Proprio per la diversità con cui quelle temperature si sono raggiunte.
Estremizzando se a luglio prendo una bella pianta da mezzo chilo, la metto in freezer a -18 e la tiro fuori dopo dieci minuti, probabilmente non avrà alcun danno ma da qui a dire che quella pianta resiste a -18 ce ne passa parecchio

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Inviato: Lun 30 Gen 2023, 19:39   Oggetto:
BobSisca Lun 30 Gen 2023, 19:39
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Il "lato nord" puó presentarsi anche in natura oppure in aiuola e proprio perché esposto a nord risente meno di una microescursione termica che il lato esposto a meridione dove l'alternarsi di temperature ed umidità é più accentuato. Ovviamente non è una mia teoria ma ricordo di averlo letto da qualche parte, leggo sempre molto ma altrettanto inizio a dimenticarmi del dove, vabbé c'è di peggio.
Mi riallaccio brevemente a quanto da te esposto, ho notato che diverse piante durante il periodo della ripresa vegetativa risentono meno di improvvisi "colpi di coda" invernali, anche Euphorbie riescono a sopportare temperature rigide se l'esposizione, alle basse temperature, non si protrae per troppo tempo. Ho coltivato per molti anni una serie di Tephrocactus (anche questo l'avevo già menzionato) che avevano raggiunto anche delle belle dimensioni pur se esposti al riparo a temperature basse fino a -11°. Un tempo gli inverni, ameno qui da me, presentavano temperature che potevano anche toccare i -18°, ma l'umiditá era molto bassa (almeno quella percepita). Da qualche anno qualcosa è cambiato, le temperature minime sono nella media comprese tra i -3° ed i -5° con punte quasi eccezionali di -7°, ma di contro é aumentata l'umidità anche fino all' 80%. Questo ha fatto si che i Tephro hanno iniziato a vegetare e viste le temperature si sono sciolti come neve al sole. In genere tutti i testi non inseriscono questo genere tra le piante che resistono al gelo, io aggiungo che possono esserlo anche per diversi anni finchè le condizioni a loro favorevoli rimangono tali, ma poi rimane sempre l'incognita dell' anno X che stravolge tutti gli schemi e puó annientare interi gruppi di piante.


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Inviato: Mar 31 Gen 2023, 1:26   Oggetto:
RobertoBr Mar 31 Gen 2023, 1:26
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Sul discorso lato nord/lato sud ti chiedevo perché ho notato una cosa. Le piante che tengo contro il muro ( il muro è rivolto a sud, quindi le piante si trovano il muro a nord e spazio aperto a sud) presentano proprio come dici tu i danni nel loro lato meridionale. Le piante tenute invece a una ventina di metri dalla casa invece presentano danni orientati più verso l'alto che verso una precisa direzione cardinale. Quindi io mi ero fatto l'idea che il danno forse direzionato verso la direzione di massimo irraggiamento. Ma sto parlando di danni di genesi diversa.

Per quanto riguarda il cambiamento dei nostri inverni, non è la sede adatta per parlarne approfonditamente, ma è così. L'ultimo grande gelo risale al 2012, anche qui si toccarono i -18. Dopodiché le minime sono sempre state mediamente intorno ai -7/-8 ma la cosa ancora più evidente è che sono diventati ancora più aridi( nel senso di precipitazioni, qui l'umidità atmosferica è alta). È a quanto pare è un trend non reversibile a breve.

Tephrocactus e gelo. Dipende cosa intendi, per Tephrocactus in senso stretto ho solo l'articulatus di cui parlavo prima che pare abbastanza resistente a parte la caduta degli articoli. Se invece vogliamo parlare in senso più ampio di quel buon numero di specie che una volta erano raccolte sotto questo genere allora c'è da sbizzarrirsi. Ho una piccola Maihueniopsis clavarioides in aiuola che ha già passato due inverni in vaso e sta superando questo in piena terra. Una Maihueniopsis bonnieae al secondo inverno in vaso che ha già dimostrato di reggere anche la neve. Una cumulopuntia rossiana che è un filo al limite nel senso che a parer mio regge bene il freddo, ma meno l'umidità, dopo 4/5 giorni sotto la neve alcuni articoli hanno un po' patito. Avevo un'austrocylindropuntia floccosa, che alla fine non è sopravvissuta ai miei sforzi per affrancarla ma ha dimostrato per un breve frangente di avere le potenzialità per resistere al freddo. Posso aggiungere ancora una grande austrocylindriopuntia vestita che vegeta da diversi anni sul terrazzo di mia zia riparata dalla pioggia ma non dal freddo. E poi se ne potrebbero aggiungere molti altri dei quali non ho esperienza diretta ma che data la loro origine geografica hanno buone possibilità

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Inviato: Mar 31 Gen 2023, 18:28   Oggetto:
BobSisca Mar 31 Gen 2023, 18:28
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Riguardo la perdita di articoli dei Tephro, c'è chi sostiene che dipenda da cause"genetiche", in alcuni cloni basta un minimo alito di vento per smembrare una pianta mentre in altre questi sono saldati tenacemente. M. Kießling nel suo libro dice che questi cloni sono più rari e qualora se ne venisse in possesso di accudirli molto bene.


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Inviato: Sab 04 Feb 2023, 18:54   Oggetto:
giulius Sab 04 Feb 2023, 18:54
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Intanto oggi, temperature estive a torino con punte di 26 gradi. Com è la situazione dalle tue parti?

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Inviato: Sab 04 Feb 2023, 22:42   Oggetto:
RobertoBr Sab 04 Feb 2023, 22:42
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Qui abbiamo fatto una settimana sotto correnti settentrionali minime da -4 a -6 e massime da +12 a +20. Escursioni di 20 gradi e umidità relativa desertica, Se proprio deve fare freddo questo è sicuramente quello meno dannoso per cactaceae e succulente. Comunque con queste minime la maggior parte delle piante è ancora quasi ferma, al momento si sono svegliate significativamente solo titanopsis e marlothistella, e penso che con le massime basse della prossima settimana non cambierà granché.

Comunque l'aiuola inizia a colorarsi grazie alle prime bulbose

 

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